#01 PennPraxis: l’osservatorio di POLITO Studio

POLITO Studio attiva un osservatorio per il monitoraggio di best practices nell’ambito delle sinergie fra ordini professionali e istituzioni accademiche. L’obiettivo è di accompagnare e istruire le attività di POLITO Studio, a partire da casi innovativi riconosciuti a livello internazionale. L’Osservatorio si propone di costruire un archivio incrementale di best practices osservate in diversi contesti geografici e normativi, anche attraverso interviste ai protagonisti. La prima uscita dell’Osservatorio è dedicata a PennPraxis.

PennPraxis

PennPraxis nasce all’inizio degli anni 2000 come braccio operativo della ricerca all’interno della University of Pennsylvania Stuart Weitzman School of Design. L’organizzazione nasce grazie all’intuizione del Professor Gary Hack che individua, nel panorama universitario americano, un tassello mancante di interazione tra università e pratica professionale in ambito architettonico e urbano, ricucendo la distanza tra le due sfere con il progetto PennPraxis. L’istituzione mira dunque ad offrire, per la comunità accademica e per gli studenti, occasioni di confronto con il mondo professionale e progetti reali nell’ottica di estendere l’apprendimento oltre i confini delle aule universitarie.
PennPraxis svolge progetti di mercato di particolare respiro, attivando cordate con più di uno studio per ogni incarico e utilizzando i risultati di questa attività per scopi formativi.

Intervista a Gary Hack, 29 gennaio 2021

Progettista, Professore Emerito dell’MIT ed ex direttore della School of Design della University of Pennsylvania, Gary Hack racconta la fondazione di PennPraxis in un dialogo tra aneddoti e primi progetti realizzati. A partire dalla fondazione all’inizio degli anni 2000 di PennPraxis, l’intervista ripercorre alcuni snodi fondamentali della creazione di uno dei primi “istituti della pratica” nel panorama americano, con l’intento di ridurre il divario tra università e mondo professionale. È stato uno dei primi docenti in America ad individuare la mancata iterazione tra il mondo accademico e quello professionale in ambito architettonico. Ecco la sua intervista, del 29 gennaio 2021.

Sono stato motivato da alcune osservazioni che ho portato avanti e ho cercato di combinare la pratica e l’insegnamento nel panorama americano. La allora presidente di Penn (University of Pennsylvania) mi chiese cosa avrei voluto fare come nuovo direttore della School of Design e le dissi che avrei voluto creare un ‘practice institute’. Così le spiegai cosa immaginavo, come immaginavo potesse funzionare e mi disse che sarebbe stata entusiasta di supportare il mio progetto.” Aggiunge “Lei mi disse «Abbiamo cinque scuole e ‘practice institutes’, la scuola per dentisti ha la sua clinica dentistica, la scuola di medicina ha la sua pratica medica, la scuola di veterinaria ha un ospedale veterinario collegato, fare una cosa del genere non è un problema. Sarei felice di supportare il vostro progetto»”. Il Professor Hack sottolinea ulteriormente l’importanza per gli studenti di avere un coinvolgimento nei progetti reali “Gli studenti possono davvero imparare molto facendo progetti reali. Ma quello di cui si aveva bisogno era una connessione con un membro della facoltà  che avesse uno studio. E ho pensato che quello potesse essere una connessione interessante come parte di un processo formativo. Quello che notai era che molto spesso membri della facoltà che erano docenti di successo, avevano spesso uno studio e studenti che lavoravano con loro”. Durante la sua esperienza come docente in Cina, come visiting Professor alla Tsinghua University di Pechino, Tongji University di Shanghai e Chongqing University, Gary Hack ha occasione osservare il modello di collaborazione cinese: seppur nato con intenti diversi, questo modello lega le università cinesi alla realizzazione di progetti reali, riconoscendo un ruolo chiave ai design institute, considerati “braccio operativo” all’interno degli atenei di alcune delle maggiori università, nel rapporto tra università e mondo professionale. Un’altra questione rilevante è legata all’aspetto organizzativo dell’istituto e all’importanza di progettare un protocollo di azione agile: “Volevo mantenere le cose semplici, non avere grandi costi fissi: avevamo uno spazio che l’Università ci diede per i primi anni per iniziare, avevamo un direttore esecutivo, un assistente che si occupava delle questioni finanziarie e basta. In generale abbiamo cerato di rendere tutto il più agile possibile, avere progetti in corso, progetti di ogni dimensione.” In chiusura, il prof. Hack propone un interessante punto di riflessione sul metodo di applicazione di ciò che si impara nella aule dell’università degli atenei di architettura ed urban planning: “Non potremmo immaginare di insegnare medicina senza un ospedale, dove le persone che studiano medicina possono in effetti praticare, perché dovremmo immaginare fare city planning, insegnare city planning senza poter avere la città come un laboratorio?”

Credits
  • Vai al sito di PennPraxis
  • Progetto: Lehigh Valley Futures
  • Team: Ellen Neises, Adjunct Associate Professor, Executive Director, PennPraxis
    Shannon Rafferty, Landscape Architecture
    Joshua Ketchum, Landscape Architecture, Architecture
    Jayson Latady, Landscape Architecture
    Sharvari Mhatre, Architecture
© Esempio progetto: www.design.upenn.edu/pennpraxis/work/lehigh-valley-futures
© Esempio progetto: www.design.upenn.edu/pennpraxis/work/lehigh-valley-futures
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