Il manifesto degli architetti

Al termine della tre giorni del Congresso Nazionale degli Architetti che si è tenuto a Roma dal 5 al 7 luglio, la platea composta da 3000 architetti ha approvato il manifesto proposto dal Consiglio Nazionale che sintetizza i principali aspetti emersi durante gli interventi.

Al centro la questione dello sviluppo delle città italiane, di grandi e piccole dimensioni, attraverso strategie di riuso: “gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori chiedono l’adozione di un programma nazionale di rigenerazione urbana da considerare come l’alternativa virtuosa alle espansioni incontrollate e all’ulteriore consumo di suolo”. Su questo l’architetto può svolgere un ruolo fondamentale: l’indagine realizzata da Makno per il CNA e presentata da Mario Abis sull’immagine dell’architetto nella società ci consegna il ritratto di una figura conosciuta, considerata strategica e importante nel sistema di sviluppo economico e sociale, responsabile del futuro delle città.

La responsabilità chiama inevitabilmente in causa il tema della qualità: bisogna lavorare affinché la qualità diventi un parametro di scelta dei progetti e guidi le scelte della pianificazione, che sia valutata al pari delle questioni economiche. “Oggi, nel nostro Paese” si legge nel Manifesto “alla luce delle trasformazioni ambientali e sociali in atto, è necessaria la definizione di una Legge per l’Architettura, considerando l’Architettura e il Paesaggio patrimonio comune, espressione della cultura, identità e storia collettiva cui riconoscere carattere di interesse pubblico primario. L’art. 9 della Costituzione Italiana – la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione e promuove la cultura e la ricerca – legittima l’introduzione di una normativa sulla valorizzazione dell’architettura, per il suo innegabile e imprescindibile interesse pubblico.”

Analizzando le leggi sull’architettura già esistenti che sono state raccontate durante il congresso (Francia, Spagna, Portogallo e Estonia i casi considerati), emergono due aspetti comuni: il primo è l’adozione dello strumento dei concorsi di architettura a garanzia della qualità e a guida dello sviluppo; in Estonia ad esempio vengono banditi 40 concorsi di architettura all’anno per una platea di 1500 architetti. Il secondo è la constatazione che la legge da sola non basta; è necessario affiancare azioni di stimolo della consapevolezza, di divulgazione nelle scuole, tra i cittadini e tra i decision maker. Da qui la richiesta di lavorare sulla domanda.

Nella costruzione di una legge sulla qualità è centrale la Dichiarazione di Davos: sottoscritta da tutti i ministri della cultura dei Paesi europei a gennaio 2018, mette al centro la qualità dello sviluppo e quindi la costruzione di qualità ed è stata siglata dal presidente del CNA Giuseppe Cappochin e dal presidente dell’UIA Thomas Vonier. “Una cultura della costruzione di qualità si esprime attraverso una progettazione ponderata e concertata di tutte le attività di costruzione e di pianificazione paesaggistica che non danno la priorità al profitto economico a breve termine, ma ai valori culturali. Una cultura della costruzione di qualità non risponde dunque soltanto a esigenze funzionali, tecniche ed economiche, ma anche ai bisogni sociali e psicologici della popolazione”.

Leggi il manifesto del Congresso.

Leggi la Dichiarazione di Davos.

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