Diffida a Deloitte e Poste Italiane

L’Ordine di Torino diffida insieme a oltre 50 Ordini italiani Deloitte e Poste Italiane per le inaccettabili richieste imposte sulle asseverazioni in tema Superbonus, azione che si affianca a quelle portate avanti dal Consiglio Nazionale degli Architetti e dalla Rete delle Professioni Tecniche.

Partendo dal principio secondo cui l’asseverazione firmata dall’architetto sia l’unico documento necessario e che ogni ulteriore richiesta non prevista dalla legge sia illegittima, si richiede a Deloitte il ritiro immediato dell’“Attestazione video dell’Asseveratore” e a Poste Italiane il ritiro immediato della “Dichiarazione del Responsabile dei Servizi di asseverazione tecnica” da ogni documento e sito relativo alle attestazioni Superbonus.

Nel caso Deloitte, la richiesta di produrre video che illustri il progetto è irricevibile, considerata la piena assunzione di responsabilità da parte del tecnico asseveratore in ogni sede prevista dalla legge. La richiesta di Deloitte, oltre a mortificare la professionalità dell’architetto creando un danno di immagine, genera una serie di concreti problemi, non ultimo quello di aggravare una procedura già di per sé complessa, senza alcun reale beneficio e senza che questo ulteriore adempimento – peraltro non retribuito – sia previsto dalla normativa.

Nel caso di Poste Italiane, l’introduzione di una nuova figura di “Responsabile dei servizi di asseverazione tecnica” non meglio specificata, ma in ogni caso non prevista dalla legge, crea una notevole confusione di ruoli mettendo in dubbio l’operato dell’architetto e le sue competenze.

Gli Ordini, insieme alla Rete delle Professioni Tecniche e al Consiglio Nazionale degli Architetti continuano a seguire con grande attenzione la questione. Il CNAPPC sta dialogando con Deloitte che potrebbe provvedere a rimuovere la sua richiesta di dichiarazione; se necessario, non si esclude la possibilità di agire anche per via legali per far rimuovere ogni illegittima imposizione nei confronti dei professionisti.

Nelle puntate precedenti

A seguito del cosiddetto “decreto antifrode” del novembre del 2021, l’unico soggetto che garantiva ai professionisti la certezza nella vendita dei propri crediti fiscali – Poste Italiane – ha cessato l’acquisto dei crediti da parte dei clienti con partita Iva; lo stesso è accaduto per le poche banche che durante il 2021 avevano proceduto con difficoltà all’acquisto dei crediti da parte dei professionisti, tra cui Banca Sella e Banca Popolare di Sondrio.

Di conseguenza, da gennaio 2022 si è di fatto interrotta per tutti i professionisti la possibilità di cedere i crediti derivanti dall’applicazione dello sconto in fattura ai loro clienti. Nel caso di contratti in essere, i professionisti non si sono potuti sottrarre senza poter convertire i crediti in liquidità.
Paradossalmente, i crediti determinano l’obbligo di pagamento delle tasse e dei contributi previdenziali anche se non ancora incassati, provocando danni ingenti a livello di liquidità ai professionisti.

A questo si aggiunge il problema del mancato incasso futuro, ovvero l’incasso delle attività tecniche anticipate per lavori mai partiti a causa dell’impossibilità di applicare lo sconto in fattura su nuovi contratti.

Per ovviare questi problemi, molti professionisti hanno dovuto accettare pagamenti “mediati” da imprese e general contractor con la perdita di quell’indipendenza professionale che è l’essenza stessa del progettista e del direttore dei lavori. In altri casi, alcuni professionisti hanno dovuto accettare la cessione dei crediti a prezzi mortificanti prossimi all’usura: alcuni soggetti propongono infatti l’acquisto delle quattro annualità dei crediti da Superbonus al 60% del valore nominale.

Le azioni dell’Ordine

Per sondare la portate della quesitone, l’Ordine degli Architetti di Torino ha promosso un sondaggio ai propri iscritti: su 331 risposte, quasi il 40% ha dichiarato di avere crediti fiscali bloccati; più del 90% ha risposto di avere compensi da incassare perché in attesa dello sblocco dei crediti, con un’incidenza elevata rispetto al proprio fatturato medio.

È innegabile che la mancanza di liquidità avrà ripercussioni notevoli sui liberi professionisti coinvolti, dall’impossibilità di adempiere ai versamenti di IVA, tasse e contributi previdenziali, fino al licenziamento dei collaboratori e la possibile chiusura dello studio.

Il 5 ottobre l’Ordine ha promosso un incontro affinché Inarcassa e Fondazione Inarcassa verifichino le proprie possibilità di intervenire sul problema e si attivino al fine di trovare una soluzione per acquistare i crediti dei propri iscritti, con una metodologia strutturata che garantisca i professionisti in questo momento di grave difficoltà finanziaria.

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