La parola al presidente 10/2020

Cari colleghi,
in queste settimane sto seguendo la prima fase dei lavori per una delle aree milanesi oggetto del bando “Reinventing Cities”, e in particolare l’area di via Monti Sabini, in qualità di membro della Commissione giudicatrice. Questo mi ha permesso di conoscere meglio dall’interno i meccanismi dell’iniziativa promossa dal network C40 e apprezzarne le ricadute positive per la rigenerazione urbana e per il coinvolgimento dei professionisti.
C40, come saprete, è la sigla con cui si identifica un network di 94 città che rappresentano oltre 700 milioni di abitanti e un quarto dell’economia globale. Il suo obiettivo è affrontare i cambiamenti climatici e promuovere azioni urbane che riducano le emissioni di gas serra e i rischi climatici, aumentando allo stesso tempo la salute, il benessere e le opportunità economiche dei cittadini.
C40 promuove il bando “Reinventing Cities”, che prevede l’alienazione di siti dismessi o degradati da destinare a progetti di rigenerazione ambientale e urbana, nel rispetto dei principi di sostenibilità e resilienza; uno strumento per favorire la trasformazione del territorio, riducendo le emissioni di CO2 e dando concretezza alle idee più innovative per la riconversione di siti sottoutilizzati.

All’interno del bando mi preme sottolineare un aspetto che ritengo particolarmente interessante: l’iniziativa infatti mette al centro della trasformazione urbana il partenariato pubblico-privato, uno strumento che considero essenziale per favorire lo sviluppo delle città contemporanee.

All’interno di questo meccanismo gli architetti possono svolgere un ruolo molto importante di regia di tutto il processo.

Il progetto inoltre non è valutato solo dal punto di vista architettonico e urbanistico, ma anche a livello di piano economico e finanziario per verificarne la sua fattibilità, favorendo quindi la concretizzazione degli interventi.
In Italia fanno parte della rete Milano, Roma e Venezia. L’adesione al bando sarebbe anche una bella opportunità per una città come Torino, per riconvertire il ricco patrimonio industriale dismesso, promuovendo al tempo stesso azioni concrete per lo sviluppo sostenibile.
Queste le 7 aree candidate dalla città di Milano:

  • Piazzale Loreto: si trova in un quartiere tra i più densi e attivi di Milano, dalla forte vocazione commerciale e ricco di servizi, ma oggi si configura come un elemento di cesura in larga parte dedicato al traffico.
  • Nodo Bovisa: un’area di 91mila mq, di cui 54mila di proprietà del Comune e 37mila di Ferrovienord; il bando è l’occasione per ricucire il quartiere separato dai binari e integrare la stazione quale porta di accesso a un sistema di funzioni urbane strategiche.
  • Scalo Ferroviario di Lambrate: un’area di 70mila mq separata dall’adiacente quartiere universitario di Città Studi dalla cintura ferroviaria; si prevede l’insediamento di un quartiere sostenibile con alloggi di edilizia residenziale a prezzi accessibili, significativi spazi pubblici, aree verdi e servizi di quartiere per il 60% dell’intera superficie.
  • Aree ex Macello (viale Molise/via Lombroso): per l’area di circa 150mila mq, in passato sede del macello comunale, è previsto un mix di funzioni urbane.
  • Crescenzago (via Civitavecchia): sull’area di circa 13mila mq situata nel quartiere di Cimiano, sottoutilizzata, già servita dal trasporto pubblico, si sperimenteranno nuovi modelli e servizi abitativi.
  • Via Monti Sabini (Vigentino): un’area di circa 50mila mq nel quartiere Vigentino che si caratterizza per la presenza di insediamenti produttivi, terziari e commerciali e fabbricati rurali.
  • Palazzine Liberty (viale Molise): sei palazzine (superficie catastale 7.800 mq) situate nel quartiere Calvairate, a 100 metri dalla stazione ferroviaria Milano Porta Vittoria da riqualificare integrando il recupero con l’attivazione di nuovi servizi per il quartiere la città.

Massimo Giuntoli
Presidente Ordine Architetti PPC Torino

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