Spazi residuali

Da anni stiamo assistendo a un progressivo abbandono del costruito nelle città, spesso ereditato dal passato industriale dei centri urbani, che oggi definiamo spazi residuali.
È proprio in questi luoghi che possiamo trovare risposta alle esigenze a livello ambientale, urbanistico, ma anche sociale ed economico; un tema attuale e stringente al quale abbiamo deciso di dedicare il corso Dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio (8 CFP), in programma venerdì 11 e venerdì 18 ottobre 2019.

Ma cosa sono di preciso gli spazi residuali? A quali esigenze possono rispondere? E quali sono le strategie di pianificazione e progettazione che meglio rispondono alla trasformazione di questi spazi?

Abbiamo trovato risposta a queste domande nel libro Spazi residuali. La vegetazione nei processi di rigenerazione urbana (Goteco editore, 2017) di Alessandro Gabbianelli, architetto, Ricercatore in Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Torino e docente del corso che vi proponiamo.
Stiamo parlando di luoghi la cui complessità è tanto evidente da emergere dalle innumerevoli definizioni che, a fatica, cercano di cristallizzarne l’identità: terrain vague, spazi in-between, waste land e così via.
Un tempo identificati come luoghi di puro degrado perché non più connessi alle sfere economiche e produttive delle città, oggi gli spazi residuali vedono riscattare la propria immagine passando da luoghi inattivi e inutili a potenziali risorse per la collettività; spazi inseriti all’interno dei processi della vita contemporanea e capaci di innescare sul territorio urbano nuove modificazioni spaziali, sociali, economiche e ambientali.
Processi nei quali l’uso di materiale vegetale come alberi, arbusti ed erbacee può e deve avere un ruolo chiave: “si ipotizza un nuovo utilizzo degli spazi residuali che, attraverso l’uso della vegetazione come materiale urbano, diventano spazi strutturanti la città” racconta Alessandro Gabbianelli, “spazi che creano un nuovo equilibrio tra pieni e vuoti ma anche spazi che offrono ai cittadini la possibilità di ritrovare una vicinanza con i ritmi della natura”, tenendo sempre a mente che gli spazi verdi non devono essere considerati come semplice attrezzattura accessoria, ricreativa o estetica che sia, ma come parte integrante della città.

Il verde, dunque, si propone come uno tra i migliori strumenti possibili attraverso il quale attuare strategie di trasformazione di questi spazi residuali, affidando loro nuove destinazioni d’uso in risposta alle esigenze attuali. Ma come, nel concreto?
A questa domanda risponderà lo stesso Alessandro Gabbianelli durante il corso di ottobre Dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio (8 CFP), un percorso interamente dedicato alla progettazione di parchi urbani, infrastrutture verdi e blu e reti ecologiche attraverso un approccio multiscalare, che va dal piano al progetto dell’architettura del paesaggio. Il tutto appoggiandosi anche a casi reali che, senza pretese di esaustività, dimostreranno come la vegetazione possa essere utilizzata come materiale di progetto capace di innescare modificazioni in questi luoghi, che possono avere risonanze più estese nel territorio urbanizzato.

Condividi

Ricerca un termine

oppure

Ricerca per argomento