Un augurio alla comunità professionale

Care colleghe, cari colleghi,

in questo tempo dell’anno in cui le nostre vite rallentano, possiamo concederci un momento per guardare a ciò che ci unisce.

Non soltanto le regole della professione, le competenze o le sfide quotidiane, ma qualcosa di più profondo: il legame che tiene insieme la nostra comunità che, attraverso l’architettura, intende avere cura del mondo.

La nostra non è una professione neutra. Ogni progetto nasce da una relazione: con il territorio, la natura, con le persone che abitano i diversi luoghi, con la loro memoria e con il futuro che li aspetta. L’architettura è un linguaggio di connessione e di ascolto. E la cura, fatta di attenzione, tempo e responsabilità, può diventare la nostra forma più alta di competenza: cura dei luoghi che abitiamo, delle persone che li vivono e con cui lavoriamo, delle parole e dei gesti attraverso cui costruiamo, ogni giorno, il nostro mestiere.

Abbiamo bisogno di pensare insieme a una città più giusta, più accessibile, più attenta alle persone e ai loro bisogni. Abbiamo bisogno di una comunità professionale che non si limiti a progettare spazi, ma rigeneri quotidianamente il tessuto delle relazioni che rende vivi quei luoghi.

Il mio augurio per queste feste è che ciascuna e ciascuno di noi possa ritrovare il tempo del silenzio e dell’ascolto, il piacere della prossimità, la fiducia nel lavoro condiviso.

Che il nuovo anno ci trovi pronti a coltivare “bellezza” non come ornamento, ma come forma di giustizia e di cura reciproca.

E che la nostra comunità continui a essere un laboratorio di idee e di umanità, dove l’architettura sia artefice di un cambiamento equo e responsabile per la vita di tutti.

La Presidente
Roberta Ingaramo

Condividi

Ricerca un termine

oppure

Ricerca per argomento