Il 9 dicembre il Le Roi Music Hall ha accolto Il disegno delle cose a venire, una serata pensata per guardare avanti senza dimenticare ciò che ci ha portati fin qui. Nel luogo immaginifico progettato da Carlo Mollino e Carlo Alberto Bordogna, si è intrecciato un racconto fatto di memorie, visioni e responsabilità condivise.
Ispirato alla canzone del 1968 The Shape of Things to Come, l’incontro ha esplorato tre temi chiave: il riconoscimento dell’identità professionale degli architetti, la forza dell’immaginazione come motore del progetto, e il dovere di tracciare il futuro della professione con chiarezza e senso di comunità.
Durante la serata, la Presidente dell’Ordine Roberta Ingaramo ha raccontato il lavoro del Consiglio dell’Ordine, come un impegno corale: una squadra che opera attraverso ascolto, confronto e continuità, con l’obiettivo di offrire supporto concreto alla comunità professionale e rafforzare il ruolo dell’architetto nella trasformazione dello spazio e della società.
Sono stati presentati gli strumenti di partecipazione e confronto come Focus Group e Gruppi di Coordinamento, insieme ai progetti che continueranno dei prossimi anni: Polito Studio, Architetture Rivelate, On Stage – Tirocinio professionale, 50 anni di laurea. Tra le iniziative strategiche, particolare attenzione a Ricostruire per abitare, progetto che vede Torino in prima linea nella rete nazionale degli Ordini sul tema dell’housing e sulla ricostruzione in Ucraina, e a Laboratorio Futuro, nato direttamente dai giovani iscritti per rafforzare il loro coinvolgimento nella vita dell’Ordine.
La serata ha anche aperto un confronto sui temi cruciali per il futuro della professione: la riforma delle professioni, il Ddl Rigenerazione urbana, il nuovo Piano Regolatore, la revisione della LR 56/1977 e il percorso verso una prima legge nazionale per l’architettura. Presentato inoltre il nuovo Workshop OAT, un percorso partecipativo che da gennaio a giugno accompagnerà il posizionamento e le strategie dell’Ordine.
Perché fare tutto questo? Per costruire una comunità coesa, consapevole e aperta, in cui ogni voce possa contribuire e in cui le competenze degli architetti diventino strumenti reali di cambiamento. Disegnare le cose a venire significa infatti trasformare una visione in azione, dando forma oggi al futuro che desideriamo.
A seguire, la Presidente della Fondazione Alessandra Siviero ha rivolto il suo intervento alla nuova governance della Fondazione per l’architettura / Torino e agli obiettivi che ne orienteranno l’azione nei prossimi anni. In conclusione, un momento dedicato al ricordo: il consigliere della Fondazione Luca Molinari e il Vicepresidente Emanuele Piccardo hanno condiviso due “tracce” in omaggio ad Andrea Bruno e Pietro Derossi, restituendo la profondità del segno che questi maestri hanno lasciato nel nostro immaginario.
L’evento del 9 dicembre ha mostrato quanto sia necessario ritrovarsi in uno spazio comune, capace di tenere insieme memoria e slancio verso il futuro. Il disegno delle cose a venire non è stato solo un momento di restituzione, ma un invito collettivo a immaginare, discutere e costruire. Le idee emerse, le energie condivise e le prospettive tracciate hanno delineato un orizzonte chiaro: il futuro della professione prende forma solo quando una comunità decide di muoversi all’unisono, con visione, responsabilità e la volontà di lasciare un segno.








