Concorsi in risalita

Come già rilevato dalle analisi settimanali del nostro Osservatorio (che puoi leggere qui) nel 2019 si sono manifestati i primi segnali di ripresa nella programmazione dei concorsi. Oggi lo attesta anche l’ONSAI, Osservatorio Nazionale sui Servizi di Architettura e Ingegneria, che, dopo le segnalazioni ricevute dai diversi Ordini territoriali, ha esaminato 330 bandi per l’affidamento di servizi di architettura e ingegneria pubblicati lo scorso anno. Il trend positivo potrebbe essere determinato dalle nuove disposizioni introdotte dal Codice dei contratti e dal Decreto correttivo, che tuttavia necessita ancora di un regolamente attuativo per colmare alcuni vuoti normativi.

Sulle procedure di affidamento di servizi di architettura e ingegneria si rileva un maggiore ricorso alle procedure aperte (62% rispetto al 41% del 2018), una riduzione percentuale delle procedure negoziate (35% rispetto al 51% del 2018) e un sostanziale mantenimento delle procedure ristrette (5% nel 2019 e 3% nel 2018).
Rimangono alcune delle già note criticità, ma in diminuzione: l’errato calcolo dei corrispettivi posti a base di gara (che passa dal 38% del 2018 al 22%), la mancata motivazione per il ricorso al fatturato, quale requisito per partecipare a una gara (dal 17% al 14%). Scende dal 9% allo 0% la richiesta di cauzione provvisoria (non dovuta) ai concorrenti per partecipare alle gare.

Non tutti i dati, tuttavia, sono positivi. Il 10% dei bandi predilige ancora il semplice servizio di architettura e non impone il concorso di progettazione (come invece prescritto dall’articolo 23 comma 2 del Codice), il 35% presenta un’errata divisione in categorie dell’importo dei lavori, il 27% non ricorre alla soglia di sbarramento del punteggio tecnico e il 24% non fa uso di formule calmieranti dei ribassi.
Questo accade soprattutto perché ancora oggi il quadro normativo è lacunoso e il Codice dei contratti manca di un regolamento attuativo compiuto che sappia garantire riferimenti chiari e promuovere “l’apertura del mercato ai liberi professionisti di talento, anche se non in possesso di grossi fatturati e di strutture con un numero notevole di dipendenti”, come nota Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio Nazionale e coordinatore dell’Osservatorio.

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