La parola al presidente 16/2017

Cari colleghi,
a partire dallo stimolo del recente articolo pubblicato da La Repubblica che confronta la condizione economica dei geometri con quella degli architetti, vorrei questa settimana affrontare alcuni temi caldi della professione.

La prima questione è la competizione tra professionisti. I numeri che sono riportati dal quotidiano sono decisamente preoccupanti: secondo l’osservatorio del Cresme, tra il 2008 e il 2015 si è assistito ad una riduzione del reddito annuo degli architetti del 41 per cento, mentre nello stesso periodo i geometri hanno perso solo il 7 per cento. Non credo sia utile gareggiare con i geometri per i clienti, ma questi dati dovrebbero farci riflettere sulle ragioni per cui questa categoria professionale ha saputo reggere alla crisi meglio degli architetti. I geometri hanno investito su settori del comparto dell’edilizia che agli architetti non interessavano? Hanno avuto la capacità di mostrarsi come interlocutore affidabile in un momento di crisi? O si tratta solo di un problema di economicità delle prestazioni? Credo che porsi e porre al Consiglio Nazionale questi interrogativi sia fondamentale per trovare strade di rilancio per la nostra categoria. Strade che non possono prescindere da una rivisitazione della distinzione tra le competenze, azione che il Consiglio Nazionale sta già perseguendo.

Un secondo argomento all’ordine del giorno è l’equo compenso: non è la prima volta che ne parliamo e

venerdì 13 maggio parteciperemo alla manifestazione a Roma.

Inoltre, a fianco della mobilitazione dal basso, il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti insieme ai presidenti dei consigli nazionali delle altre professioni

il 3 maggio sarà a colloquio dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti

per discutere degli interventi da avviare. Vi terrò informato non appena ci saranno sviluppi. Mi sento però in dovere di fare una precisazione: l’intervento legislativo che è imprescindibile non può essere però risolutivo da solo; è necessario che anche noi impariamo a pretendere il giusto compenso dai nostri committenti.

Infine, le forme aggregative. L’aumento delle dimensioni degli studi professionali e la creazione di nuove forme di aggregazione sono la direzione che l’Europa sta prendendo. Attualmente le Società tra Professionisti sono poco regolamentate e non sono ancora una modalità efficacie e conveniente. Bisogna lavorare per migliorarle, ma al tempo stesso, anche in questo caso, siamo noi stessi a dover essere ben disposti verso queste nuove modalità di collaborazione, anche in modo informale.

Massimo Giuntoli
Presidente Ordine Architetti PPC Torino

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